Aceto, Arcobaleno by Erri de Luca

autore:Erri de Luca [Luca, Erri de]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Essays, General, Literary Collections, Social Science, Fiction
ISBN: 9788807940804
Google: FT4hq6yMTjUC
Amazon: B006E0MF3U
editore: Feltrinelli Editore
pubblicato: 2010-10-16T22:00:00+00:00

Sono a un banco di scuola e sto eseguendo un compito. Vieni a guardare da dietro alle spalle e col dito mi indichi un errore. Allora mi volto e ti vedo, ma non sei più ragazzo sei invece anziano, rientrato dall'Africa, così com'eri alla fermata della corriera dove ci separammo l'ultima volta. Tra questi due punti c'è stata la nostra amicizia, custodita tra i lunghi intervalli delle tue visite. Portavi l'allegria, la tua voce dava emozione. Tu la controllavi perché non esagerasse e quella tua attenzione di costringerla nella misura la faceva vibrare di più. Era voce di predicatore, intensa e squillante, di quella rara specie che si nega enfasi e però ribolle di tensioni e più si trattiene e più infervora chi ascolta. Diventava metallica sotto la spinta di un entusiasmo frenato. Voce di chi avrebbe potuto trascinare con sé chiese e piazze, ma che in te, per natura speciale, chiamava a condividere gioia. In mezzo alla folla chiassosa all'uscita di scuola il tuo timbro sonoro si distingueva anche se non gridavi. Non sempre la voce più forte è più udita.

Eri dotato per la metrica latina. Davanti a tutti il professore ti faceva leggere i distici e tu non sbagliavi un accento. Dicevi che bastava un poco di equilibrio e poi era facile correre sui versi. La tua voce cantava saltando dalla sillaba lunga a quella breve, svelta e sicura come i passi di uno scugnizzo in corsa sugli scogli.

Da ragazzi d'estate aspettando il mese di Ischia, freschi di promozione andavamo a fare i primi bagni sul litorale che scendeva verso il mare con banchi di tufo giallo e ruvido, pensando alle spiagge soffici dell'isola vicina. Camminavi sul suolo di pietra aspra e bollente, saltellavi sulla roccia come se avessi scarpe. Io invece ti seguivo con passi indolenziti, soffrendo tutte le asperità del suolo. Le ossa mi sporgevano dai piedi, camminare sul tufo era tortura che mi strappava invocazioni di misericordia che ti facevano sorridere. Finalmente veniva il mese dell'isola. Si stava insieme sulla spiaggia, alle dieci si mangiava il pane con l'olio e il pomodoro schiacciato. Si faceva il bagno dopo il passaggio del battello. Tua madre con il suo costume a fiori e un cappello di paglia sulla testa andava lungo gli scogli con il retino e riportava nel secchiello, che nuotavano vivi, gamberi, granchi, pesciolini che imparavamo a chiamare coi nomi usati dai pescatori.

Nel pomeriggio in pineta i gridi dei giochi venivano coperti dal chiasso delle cicale. Alle cinque si prendeva il gelato. C'era un'ora per ogni cosa e noi le aspettavamo provando ad anticiparle con le nostre richieste, impazienti di ogni gioia del giorno. Tutto avveniva in tempo. Passammo le età fino a diventare pronti per le scelte. Io mi sono fermato in questo posto e se non era per gli amici, non mi sarei accorto che c'era un mondo intero che aspettava qualcosa da noi.

In qualche sera d'Ischia, tornando sui passi dal felice permesso di andare a mangiare per conto nostro una pizza a

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